ALLERGIE IN SVEZZAMENTO
Ci sono alimenti che scatenano allergie o intolleranze durante lo svezzamento? Esistono tabelle da rispettare nell’introduzione dei nuovi alimenti?
Sono una mamma allergica, il mio bambino diventerà anche lui allergico?
RISCHIO DI ALLERGIA DURANTE LO SVEZZAMENTO
L’allergia alimentare è dovuta a una particolare reazione dell’organismo all’introduzione di un alimento (alimento allergizzante). Questa reazione provoca una serie di manifestazioni cliniche quali: disturbi intestinali (diarrea, vomito, dolori addominali), eruzioni cutanee (orticaria, prurito), molto raramente disturbi respiratori (rinite, asma) e la dermatite atopica (definita anche eczema atopico).
L’allergia alimentare nel bambino è un argomento controverso che va considerato senza perdere di vista equilibrio e buon senso. Non si può affrontare il tema dell’alimentazione del bambino con l’ansia e la paura delle allergie alimentari perché queste sono molto rare.
Esistono prove di un aumentato rischio di allergia se i cibi solidi diversi dal latte vengono introdotti prima di 3-4 mesi, ma non ci sono prove che ritardare l’introduzione di alimenti allergenici oltre i 4 mesi riduca il rischio di allergia, sia per i bambini popolazione generale o per quelli con una storia familiare di allergia. Paradossalmente molti studi suggeriscono che anche l’introduzione ritardata di alcuni allergeni possa indurre un aumento del rischio di allergia.
Dunque non troppo presto, ma neanche troppo tardi, è bene che siano offerti al bambino molti alimenti diversi, seguendo il principio di “un nuovo alimento per volta”, così da poter valutare eventuali reazioni avverse.
Se non esiste una familiarità accertata è sufficiente proporre gli alimenti seguendo i criteri di introduzione in rapporto all’età, alle competenze masticatorie e all’istinto del bambino, proponendogli fin da subito una dieta varia, equilibrata e sana.
ALLERGICI SI NASCE O SI DIVENTA
É importante sapere che non si nasce allergici, ma eventualmente si nasce con una predisposizione all’allergia. La distinzione è fondamentale perché i fattori ereditari sono alla base dell’allergia ma è il contatto con l’allergene (la sostanza che provoca allergia) che gioca un ruolo importantissimo.
Infatti se in famiglia nessuno è allergico, il bambino ha una minima probabilità di sviluppare un’allergia ma la frequenza sale se uno dei due genitori è allergico e aumenta ancora di più se lo sono entrambi i genitori.
Un bambino che nasce con questa predisposizione familiare può anche non diventare un bambino allergico. È però probabile che ciò avvenga se alla predisposizione si associano fattori scatenanti, come i fattori ambientali, per esempio. Infatti l’inquinamento, anche quello domestico (il fumo!), e il precoce contatto con certi alimenti possono favorire la comparsa dei disturbi.
Solitamente, nella maggior parte dei casi il diabete gestazionale viene controllato grazie ad alcuni importanti accorgimenti dietetici e da una particolare attenzione all’attività fisica.
Se dieta e attività fisica non sono sufficienti per controllare il diabete gestazionale, è necessario assumere insulina; questa condizione si verifica in una percentuale compresa fra il 10% e il 20% delle donne.
L’assistenza alla donna con diabete gestazionale dev’essere gestita da un team multidisciplinare (ginecologo, diabetologo, ostetrica, infermiere, dietista, pediatra, neonatologo, medico di medicina generale, psicologo/psicoterapeuta) che opera con un approccio integrato e coordinato, poiché in un contesto di collaborazione è possibile migliorare la qualità delle cure.
Purtroppo non è possibile prevenire le allergie, ma è possibile per i bimbi ad “alto rischio” (figli di genitori allergici) ridurre la gravità e ritardare la comparsa dei sintomi attraverso una serie di accorgimenti.
E’ possibile ritardare l’insorgenza delle reazioni allergiche adottando delle precauzioni a partire proprio dal primo anno di vita:
- Allattare il bambino al seno il più a lungo possibile, almeno per i primi sei mesi di vita (in modo esclusivo), e poi ancora fino all’anno…e oltre.
- In mancanza del latte materno il pediatra valuterà se proporre delle formule speciali per l’infanzia a base di proteine “idrolisate”, più digeribili, considerando anche l’entità del rischio su base genetica del bambino.
- Iniziare lo svezzamento dopo i 6 mesi, introducendo nuovi alimenti secondo le indicazioni del pediatra
- Evitare il latte vaccino fino al 12° mese.
- Evitare il fumo passivo.
- Mantenete la più scrupolosa igiene della sua cameretta (eliminando materassi e cuscini di lana, tendaggi, moquette e peluche dove è possibile l’accumulo di polvere).
- Evitare, se possibile, di tenere animali domestici in casa; nel caso già vivessero in casa sarà importante curarne in modo scrupoloso la salute e la pulizia.
Si sottolinea che tali consigli riguardano i bimbi ad “alto rischio” di sviluppare allergie (figli di genitori allergici), mentre per tutti gli altri bimbi possono essere introdotti tutti gli alimenti secondo i principi generali dell’alimentazione complementare.
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Le vecchie raccomandazioni secondo cui ritardare l’introduzione nell’alimentazione complementare degli alimenti cosiddetti allergizzanti (uovo, pesce e crostacei, noci e arachidi, pomodoro…) proponendoli uno alla volta seguendo un calendario predefinito per prevenire le allergie alimentari, sono ormai ritenute scientificamente superate.
Non è stata infatti dimostrata alcuna efficacia preventiva di tale pratica sia nei bambini non a rischio allergico che in quelli con familiarità allergica. È stata anzi prospettata la possibilità che l’introduzione non ritardata (quindi entro gli 8-9 mesi di vita) degli alimenti allergizzanti possa paradossalmente diminuire il rischio di diventare allergici. Le più importanti organizzazioni che si occupano di Allergologia pediatrica hanno infatti preso ufficialmente posizione a favore della liberalizzazione e normalizzazione della dieta dei bambini durante l’alimentazione complementare. È stato inoltre definitivamente chiarito che il glutine può essere liberamente introdotto all’inizio dello svezzamento senza che ciò comporti un aumentato rischio di sviluppare la malattia celiaca.
L’inutilità delle diete di eliminazione degli alimenti allergizzanti in corso di gravidanza, allattamento e alimentazione complementare nel prevenire le allergie nei bambini a rischio (figli e fratelli di persone allergiche) è stata sistematicamente confermata da numerosi studi scientifici. Il bambino a rischio allergico dovrebbe introdurre i primi alimenti complementari attorno ai 6 mesi, in modo simile al bambino non a rischio. Nei bambini di genitori allergici oppure nei bambini che hanno presentato eczema atopico nei primi mesi di vita, è bene introdurre gli alimenti prendendo qualche accorgimento in più e discutendone prima col proprio pediatra.
Le reazioni allergiche importanti da parte dei bambini in età da svezzamento sono un evento molto raro, proprio perché il sistema immunitario dei bambini è ancora immaturo.
Sentir parlare di reazioni allergiche allerta molto, ma impariamo a comprendere che quando una reazione allergica interessa un solo apparato (visivo, tegumentario, respiratorio e digerente) non siamo in una situazione di emergenza, pertanto sarà sufficiente rivolgersi al pediatra che darà una terapia e poi indagherà la problematica.
In ogni caso la prima volta che veniamo in contatto con una sostanza a cui siamo allergici la nostra risposta immunitaria sarà poco preoccupante, proprio perché non abbiamo ancora sviluppato anticorpi a quella determinata sostanza.
Mentre se il bambino dovesse avere una risposta che riguarda due apparati: vomita ed ha chiazze sul corpo, lacrimano gli occhi ed ha difficoltà respiratorie, cola il naso e vengono dei ponfi allora siamo in una situazione emergenziale e va chiamato il Servizio medico d’Emergenza. E’ sempre consigliato in età di svezzamento seguire un corso di primo soccorso, non solo sulle manovre di disostruzione, ma completo, che ci renda sicuri e consapevoli di saper gestire ogni emergenza.