COME ABITUARE IL BAMBINO AI NUOVI SAPORI DURANTE LO SVEZZAMENTO*
Durante questo periodo emergono schemi dietetici che andranno dall’infanzia alla tarda infanzia e all’età adulta.
*Più correttamente, ed in linea con le pubblicazioni scientifiche, oggi si parla di Alimentazione complementare a richiesta o di ‘divezzamento’.
I GUSTI NEI BAMBINI
La fase più importante per l’apprendimento delle preferenze alimentari e il controllo dell’appetito è lo svezzamento. I bambini mostrano alti livelli di plasticità e rispondono agli stimoli legati al cibo a cui sono esposti e ai segnali sociali che circondano il cibo e il mangiare. Pertanto, un importante compito della madre durante i primi anni di vita è fare in modo che il bambino impari come e cosa mangiare, e che sviluppi le preferenze per una vasta gamma di cibi sani. Durante questo periodo emergono schemi dietetici che andranno dall’infanzia alla tarda infanzia e all’età adulta, ed è ampiamente raccomandato che sia i bambini che gli adulti consumino diete ricche di frutta, verdura, cereali integrali, fonti proteiche tra cui carni, pesci e latticini, a basso contenuto di grassi, un basso contenuto di zuccheri aggiunti, grassi saturi e sodio.
Fin dalla nascita, i bambini mostrano preferenze innate per il dolce e il salato e l’avversione per l’amaro e l’aspro; a partire dai 4 mesi si sviluppa una preferenza per il sale. Queste preferenze di gusto sono innate e sono necessarie per la sopravvivenza e l’adattamento, poiché garantiscono che il bambino sia istintivamente attratto dal cibo che sosterrà la crescita (dolce – lattosio e salato – glutammato), e che parallelamente rifiuti i cibi potenzialmente dannosi (amaro – veleno e aspro – rancido).
IL DOLCE E IL SALATO
La considerazione di queste preferenze iniziali fornisce alcuni spunti sul perché molti bambini siano attratti da diete ad alto contenuto di dolci, merendine, snack, bevande zuccherate e patate fritte ed estremamente povere in cibi ricchi di nutrienti e verdure (soprattutto quelle verde scuro): queste sono le diete per le quali sviluppano inevitabilmente preferenza, perché sono costituite da ingredienti e sostanze che enfatizzano artificialmente il dolce o il salato in modo non naturale.
LE PREFERENZE ALIMENTARI NEL BAMBINO
Esistono 3 meccanismi attraverso i quali emergono le preferenze alimentari nei bambini:
- esposizione ripetuta;
- esposizione alla varietà;
- condizionamento associativo.
Al livello più elementare, i bambini che sono semplicemente esposti ripetutamente a un nuovo alimento mostrano un aumento dell’assunzione e risposte comportamentali positive (ad esempio, espressioni facciali positive) a quel cibo. Tuttavia, i bambini che sono ripetutamente esposti a una varietà di alimenti (ad esempio, un programma a rotazione di tanti tipi di verdure diverse) mostrano una maggiore accettazione degli alimenti a cui sono esposti, nonché a nuovi alimenti. I bambini mostrano anche una maggiore accettazione di un nuovo alimento quando è abbinato a un sapore o un cibo familiare, che sarà preferito rispetto a quando viene presentato da solo.
A causa delle limitate abilità orali all’inizio dell’alimentazione complementare, la consistenza è una delle proprietà sensoriali che richiede il maggior adattamento per consentire al bambino di elaborare e deglutire il cibo. Circa un quarto dei bambini ha difficoltà con i pezzi negli alimenti, ma tali difficoltà non dovrebbero indurre i genitori a ritardare l’introduzione di cibi più solidi, poiché il ritardo nell’introduzione di tali alimenti oltre i 10 mesi è associato a problemi di accettazione delle consistenze nelle età successive.
I SAPORI SI APPRENDONO DALLA PANCIA, DELLA MAMMA, ALL’ALLATTAMENTO
L’allattamento al seno agevola il processo di accettazione di nuovi sapori. Tuttavia, indipendentemente dal fatto che siano stati alimentati con latte materno o in formula, l’esposizione a una vasta gamma di sapori permette di apprezzare maggiormente i cibi offerti. Durante l’introduzione di alimenti solidi (circa dai 6 mesi), i genitori generalmente riportano che i loro bambini reagiscono positivamente alla stragrande maggioranza degli alimenti a cui vengono introdotti. Tuttavia, le reazioni a nuovi alimenti variano a seconda del gusto del cibo, con verdure saporite più accettate rispetto alle verdure semplici e frutta o verdure più dolci più prontamente accettate rispetto a più verdure amare.
Quando i bambini crescono, hanno la possibilità di scegliere tra una gamma più ampia di cibi all’interno dello stesso pasto. Questo potrebbe portarli ad un consumo meno elevato di alcune categorie alimentari come le verdure, dando invece la preferenza ai gusti più graditi. Invece, quando le verdure sono offerte all’inizio di un pasto o mescolate agli altri alimenti, sono consumate maggiormente e più volentieri.
Risulta chiaro che, oltre ad alcune variabili imprescindibili di natura genetica, biologica e soggettiva, il comportamento alimentare della madre (e della famiglia) e la sua predisposizione all’educazione alimentare possa essere importante per lo sviluppo e il consolidamento di un buon approccio al cibo del bambino, durante tutto il periodo che va dalla gestazione, all’allattamento, fino al divezzamento.
La dieta della madre condiziona la percezione dei sapori del neonato prima e le preferenze sensoriali del bambino poi, andando a creare le basi per le sue scelte future in età successive. Limitazioni nella dieta della madre possono impattare su quella del figlio/a non soltanto dal punto di vista nutrizionale (qualità della composizione del latte, durata dell’allattamento), ma anche per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo delle sue preferenze sensoriali. Analogamente, la scelta di cibi ad alta densità energetica, l’arricchimento con sale e zucchero delle pappe per renderle più appetibili, una dieta familiare particolarmente monotona e poco salutare, potrebbero favorire abitudini alimentari errate al bambino.
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