PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA E PSICOTERAPIA

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“Praticare la psicoterapia, non significa fare qualcosa al soggetto, né convincerlo a fare qualcosa per sé; si tratta invece di liberarlo perché possa crescere e svilupparsi in modo normale, e di rimuovere ostacoli in modo che possa andare avanti”.

Carl Rogers

Che ruolo ha lo Psicoterapeuta nelle diverse fasi del percorso di PMA?

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Intraprendere il percorso di PMA

Prima che la mamma, la coppia, entrino nel percorso della PMA, il ruolo dello psicoterapeuta è quello di far trovare uno sguardo ‘su di sé’ che possa essere di supporto in un momento di totale coinvolgimento.

La donna, come anche la coppia, vivono un momento fatto di tante cose da fare, tanti esami, tante terapie, tanti professionisti da incontrare e visite specialistiche da effettuare, ed in questo possono insorgere incertezze, paure, fragilità, frustrazioni difficili da contenere.

Il percorso non sempre è positivo ed anche in quel caso le esperienze vissute dalla coppia, dall’uomo e dalla donna sono forti, travolgenti e disorientanti.

Proprio a te doveva accadere
di concentrare tutta la vita su un punto,
e poi scoprire che tutto puoi fare
tranne vivere quel punto

C. Pavese

Il fenomeno dell’infertilità è in continua crescita, oggi una coppia su cinque si trova ad avere delle difficoltà nella ricerca di un figlio e di questi per il 15% dei casi la causa resta ignota con possibili implicazioni psicologiche soprattutto a livello emotivo.

Le ripercussioni nella vita delle persone coinvolte sono molteplici andando spesso a compromettere l’assetto personale e di coppia. 

Da quando viene comunicata la diagnosi di infertilità iniziano per l’individuo e per la coppia una serie di momenti emotivamente altalenanti simili a delle montagne russe. La crisi sia personale che di coppia può arrivare in conseguenza ai molti traumi vissuti che se non gestiti con efficacia possono causare e pregiudicare totalmente il legame affettivo. Il progetto condiviso rallenta, cambia direzione o si arresta, una variabile, un elemento assolutamente inaspettato ha improvvisamente preso il sopravvento, il cammino diventa arduo e faticoso. 

Arrivare alla gravidanza dopo un percorso di procreazione assistita ha spesso un significato profondo di “premio” per il tanto impegno, per la costanza e per il forte desiderio.

Le coppie provano a questo punto una gioia e soddisfazione immensa, il duro lavoro ha dato i suoi “frutti”, ma quel bambino tanto desiderato, quell’investimento emotivo così grande ha anche una responsabilità ed una gestione più complicate.  Tutto da qual momento in poi DEVE andare bene, la mamma ed il papà hanno fatto così tanto, hanno impiegato così tante risorse, di tempo, economiche, fisiche, psichiche e mediche che nulla più deve andare storto. Da questo momento l’aspettativa e le paure crescono facendo vivere la gravidanza e la vita dopo la nascita piena di ansia, di paure, di sensazioni complicate e vissuti difficili da gestire.

Un buon supporto psicologico è quindi necessario fin dalle prime fasi di difficoltà vissuta durante e dopo la ricerca di un figlio proprio quando la genitorialità desiderata e pensata lascia lo spazio a quella reale imperfetta e piena di ostacoli.

Un “luogo” dove poter elaborare il lutto del “semplice e naturale”, dove la coppia possa parlare liberamente del dolore e di quello che i singoli individui provano in quel preciso momento di vita. Uno spazio relazionale dove aiutarli a contenere tutto il sentito e vissuto come nuovo, estraneo e scomodo. 

È quindi importante oltre all’approccio medico entrare in contatto con quello psicologico così da aiutare il singolo e la coppia a distinguere e fare chiarezza, a costruire un ponte tra il corporeo e l’emotivo. 

Per questo è buono includere in un percorso di procreazione medicalmente assistita la figura dello psicologo, specialista nella relazione di aiuto, che possa favorire proprio l’integrazione della parte corporea con la parte emotiva e viceversa.

 

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