LE EMOZIONI DI UNA GRAVIDANZA PROGRAMMATA: COSA SUCCEDE?
Voglio diventare mamma, ma devo programmare la gravidanza.
Il corpo e le emozioni sono pronti per accogliere mi* figli*, ma la parte razionale mi porta a rimandare.
Il corpo e le emozioni sono pronti per accogliere mi* figli*, ma la parte razionale mi porta a rimandare.
TE NE PARLA
WOMAM TO WOMAM
Esperienza di Donna
UNA GRAVIDANZA PROGRAMMATA
Ho 35 anni, una relazione da più di 10 anni e sento che la mia vita è come volevo che fosse. Ho un lavoro che amo e che mi permette di continuare a costruire la mia vita. Sono pronta. Siamo pronti per accogliere nostr* figli*, ma c’è un ostacolo.
Il mio compagno ha un problema di salute per il quale prende delle medicine rischiose per il concepimento.
Non sappiamo per quanto dovrà prendere queste medicine, così la gravidanza dovrà essere programmata.
IL MIO CERVELLO É IN CONFLITTO
Come tante donne non pensavo di voler avere un bambino fino a quando il mio corpo, le mie emozioni e la mia mente non si sono sentiti pronti ad accoglierlo.
Quel momento è magico! Il mondo cambia colore, la mente progetta e tu puoi nutrirti di un nuovo amore.
Di conseguenza arrivò il momento in cui ho voluto condividere quella sensazione con il mio compagno che ci ha fatto vivere la gioia della somma di quell’amore.
Il mio lavoro mi insegna che il mio cervello è fatto di almeno due parti. Il cervello emotivo ed il cervello razionale.
In quel momento era attivo solo il cervello emotivo, ma ben presto ha preso parola anche il cervello razionale: “ok! Allora possiamo programmare il concepimento per Novembre?” La magia è scomparsa.
Il cervello razionale pensa e mette sul piatto tutti i pro e i contro, tutte le variabili, tutte le difficoltà. Allora incomincio a pensare al come potrebbe crescere il mio ipotetico bambino: “in questa società? Con la pandemia? Con il mio carattere? Con le idee educative del mio compagno? Ci abbiamo pensato abbastanza?”. Non solo, arriva il pensiero “Come lo potrebbero accoglierlo i miei genitori? E i genitori del mio compagno?”
Le domande crescono a livello esponenziale e ti senti sommerso, ingabbiato e incominci a dubitare anche del tuo sentire.
Smetti di programmare e tutto torna alla normalità.
Ecco che a quel punto la magia ritorna e ti immerge in quell’amore immenso.
Il conflitto ricomincia.
LA RELAZIONE CON IL MIO COMPAGNO
Quando penso alla mia fatica nel programmare l’arrivo della magia, penso a quanto deve essere dura per il mio compagno. Non so se sta vivendo lo stesso conflitto, ma sicuramente vive la fatica della malattia e la sofferenza di essere l’ostacolo.
La nostra cura sono la comunicazione e l’autoironia. Il poterne parlare e “prenderci in giro con amore” ci permette di prendere consapevolezza dei nostri conflitti, di condividere le nostre fatiche e mantenere sempre presente la magia immaginando insieme quel futuro programmato.
Quando uno di noi cede troppo il comando al cervello razionale, l’altro lo aiuta a tornare a vivere di magia.
Cito Pino Daniele in una delle sue canzoni più famose: “chi vuole un figlio non insiste”. Quella meravigliosa magia fatta di desiderio amorevole e aspettative fantasticate fa parte del percorso verso la genitorialità. Purtroppo la nostra società ci ha allontanati dalla dimensione “naturale” ed istintiva della procreazione. Siamo naturalmente agenti di cura e di amore. Siamo naturalmente portati a farci domande e a preoccuparci per il futuro.
Il timore di non essere pronti, adeguati, preparati è altrettanto naturale. Avremo tra le nostre braccia una vita e dovremo proteggerla e tutelarla per molto tempo. Un figlio è unione amorosa, è continuità ed è responsabilità. E la responsabilità spesso richiede programmazione, pensiero, riflessione…ma poi la magia accade, e ogni dubbio si dissolve. Nello sguardo orgoglioso del nostro compagno, negli occhi del nostro piccolo e nella fatica del nostro corpo, troveremo la risposta: la potenza della vita.
Cosa dice la Mam to Mam
ESPERIENZA DI MAMMA
Comprendo perfettamente la sensazione della ‘perdita della magia’ quando si decide di avere un figlio ma penso anche che ad una certa età sia quasi inevitabile. Quando si è in una lunga relazione tra adulti è difficile che i figli nascano per caso. Spesso sono il frutto di lunghe conversazioni che denotano maturità ed una presa di coscienza importante. Decidere di avere un figlio è un passo enorme e a mio avviso andrebbe sempre discusso, quindi in questo senso ‘programmato’. Purtroppo va poi ricordato che anche le gravidanze programmate non sempre avvengono quando si vorrebbe. Dopo tre anni di tentativi e tre trattamenti di fertilità falliti, la mia è arrivata con la data di scadenza più inopportuna che ci potesse essere: il matrimonio di mia sorella! L’ironia e la complicità sono essenziali per vivere al meglio la programmazione e cercare di alleggerire tensioni e frustrazioni. In fin dei conti, che noia che sarebbe la vita se si potesse prevedere tutto!