LA STORIA DI UN PARTO CON ASPETTATIVE

gravidanza

La mia storia di mamma ha inizio con un parto naturale medicalizzato, lontano anni luce dalle mie aspettative e da tutto ciò che avevo desiderato e preparato, per me e per il mio bambino.

La storia di Flavia Chiarelli.

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TE NE PARLA

MAM TO MAM

Esperienza di Mamma

La mia storia di mamma comincia con un anticipo di una settimana sulla data presunta di parto, in una notte “ buia e tempestosa” di meta’ autunno arriva al mondo Arthur, il mio primo bambino.

Diventare mamma a 40 anni e’ un desiderio che si realizza, una gioia resa ancor più grande dalla maggiore consapevolezza dell‘età.

LA MIA GRAVIDANZA

Ho avuto la fortuna di vivere una gravidanza attiva, sana e tutto sommato serena: tuttavia, un po’ per i rischi connessi alla mia eta’, un po’ per un fibroma uterino pregresso, la mia ginecologa la definisce a rischio.
Non mi sono mai sentita a rischio: trascorso il primo trimestre, ascolto mese dopo mese il mio bimbo (o bimba… non abbiamo voluto conoscere il sesso fino al momento del parto) crescere e comunicare con me.
Sono stata sempre una donna molto sportiva, in particolare una Trail Runner e amante degli sport di montagna.

Dal giorno in cui scopro di essere incinta, appendo scarpe da running e sci al chiodo: il mio cuore batte più forte della media e il mio corpo mi invita a movimenti più dolci.
Lo yoga, il pilates e lunghe camminate mi accompagnano in questo bellissimo viaggio di attesa, quasi fino al termine dei giorni.

PERCHÈ HO SCELTO L’STETRICA

Sono sempre stata una persona curiosa, attenta a vivere le proprie esperienze in modo consapevole e anche un filo ansiosa così, per arrivare al parto ancor più pronta e preparata, decido tra il secondo e il terzo trimestre, di affidarmi ad una figura ostetrica.
La guida della mia ostetrica è stata fondamentale in quegli ultimi mesi: grazie a lei posso entrare in connessione ancora più profonda con il bimbo in pancia e, soprattutto, arrivare al giorno del parto più fiduciosa nelle mie possibilità.

COME HO SCELTO IL LUOGO DEL PARTO

Scelgo di partorire in un ospedale in città, un centro nascita di secondo livello nel quale viene data una particolare attenzione al contatto mamma-bimbo, al parto naturale e ostetrico.
So bene che partorire naturalmente sarebbe stata un’esperienza potenzialmente molto dolorosa, e che in quella struttura non sarebbe stata disponibile l’epidurale.
Eppure non sono affatto spaventata: anzi, sembro impaziente di vivere questa esperienza così “ trasformativa”.

COME HO GESTITO IL TRAVAGLIO

Purtroppo le cose vanno molto diversamente da come le avevo immaginate nel mio cuore.
L’aggravarsi della situazione Pandemica Covid19 durante le ultime settimane dell’attesa, compromette fortemente il mio piano del parto.
La mia ostetrica probabilmente non potrà essere presente.
Ricorderò per sempre il giorno del travaglio, con le prime contrazioni avviate alle 5 del mattino, come uno dei più potenti e incredibili della mia vita.

Vivo un travaglio attivo e “ autogestito” nell’intimità di casa mia, tra i miei gatti, le pezze calde, il calore del camino e del mio compagno accanto.

Dopo molte ore, nel tardo pomeriggio, la mia ostetrica mi invita con forza a scendere subito in città in studio da lei: si avvicina il momento di andare in ospedale.
Le poche ore trascorse in studio dall’ostetrica sono incredibili, dolorose e potenti al tempo stesso: affidandomi a lei sento il mio bambino farsi sempre più vicino e il momento in cui lo avrei conosciuto arrivare.
Alla mezzanotte arriviamo in ospedale, dilatata già di otto centimetri e vengo immediatamente ricoverata tra monitoraggio e sala parto: purtroppo, a causa delle ultimissime disposizioni Covid, solo una persona puo’restare in sala parto al mio fianco.

Scelgo il mio compagno , a discapito della mia ostetrica.

COSA È SUCCESSO AL PARTO

Ad oggi non so dire cosa sia realmente avvenuto dopo:

per il mio bambino e per me sognavo un incontro naturale, doloroso ma rispettoso delle nostre capacità e possibilità.

Molte cose vanno diversamente, sin dai primi attimi in sala parto, che si trasformano presto in ore.
Ho studiato.
Mi sono informata a lungo.
Arrivo in sala parto praticamente “ pronta” ad incontrare il mio bambino… mancano solo poche spinte.

Eppure.

Episiotomia e ventosa sono termini “ spaventosi” che non ho mai realmente preso in considerazione e che invece rappresentano, in quel frangente, la mia realtà di parto.
In quel momento tutto ciò che avevo previsto e desiderato , si azzera nell’intensità e nell’urgenza della vita che sta per nascere.

LA NASCITA DI MADRE

Alle 4h05 un bellissimo maschietto arriva tra le mie braccia… si attacca subito al seno e si impossessa del mio cuore, del mio corpo e dei miei pensieri, spazzando via ogni paura.

Mi sento forte, fortissima, capace di ogni cosa terrena ed extra terrena.
Il nostro bimbo e’ sano, bellissimo e perfetto.

IL SENSO DI AMARO IN BOCCA

La ferita di quel parto così diverso dalla “naturalità” che desideravo per noi…brucia ancora.

P

Cosa dice la Psicoterapeuta

CHIARA DEL GIUDICE

A questa mamma, al momento del parto,  sono state effettuate delle manovre sulla cui necessità io non posso dire alcun che occupandomi di salute mentale…ma sulla modalità, che ricavo dalla testimonianza riportata, invece sì. 

La violenza ed il trauma che ne consegue sono composti da due ingredienti principali: la percezione di mancanza di scelta e l’impossibilità di dare un senso a ciò che è avvenuto. Sulla seconda parte ha già detto molto Barbara e io sottoscrivo tutto: ciò che non risulta comprensibile, non solo da un punto di vista logico ma anche emotivo non può essere elaborato e dunque integrato nella propria esperienza, sia anche negativa..ma propria.

Approfondisco dunque la prima componente, la percezione di mancanza di scelta.

Ci sono casi, per esempio una sofferenza della mamma e/o del piccolə, in cui le contingenze lasciano purtroppo poco margine ma non si può mai dimenticare che quel corpo su cui si interviene sia una persona, che sta dando (lei e solo lei) alla luce un altro essere vivente ed entrambi vanno tutelati, sia fisicamente certo ma anche psicologicamente.

Qualsiasi manovra o taglio o azione rivolti alla donna devono essere proposti sempre chiedendo il consenso e spiegando a lei e a chi la accompagna cosa sta succedendo, soprattutto in caso di necessità.

Se il vissuto della donna e della famiglia rispetto al parto (come rispetto a qualunque altra esperienza) è di sofferenza è importante chiedere aiuto ad unə psicoterapeuta.

Tale sofferenza può assumere diverse forme: tra le tante, ad esempio flashback di momenti specifici proprio come se si stesse rivivendo l’esperienza, continue domande per lo più ricorsive e senza risposta su cosa si sarebbe potuto o dovuto fare di diverso, sentimenti intensi e spesso autoriferiti legati al senso di colpa (se avessi fatto..se avessi detto…etc) o ancora il voler evitare di parlare dell’episodio in sé, rendendolo di fatto scotomizzato dalla propria esperienza.

La persona ha necessità di essere ascoltata senza giudizio e trovare insieme ad unə professionista una propria lettura in base alla propria storia e alle proprie caratteristiche, credenze, pensieri ed emozioni di modo tale da elaborare ed integrare quanto successo…e finalmente dargli senso.

 

Leggi l’articolo “COME GESTIRE LE ASPETTATIVE DELLA GRAVIDANZA E DEL PARTO?”

P

Cosa dice la nostra Prenatal Tutor®

BARBARA DURAND

È molto difficile commentare un racconto di parto, i commenti sono anche inutili.
Questa mamma ha bisogno di essere ascoltata ed accolta nella sua sofferenza.
Molti potrebbero non capire dove stia il dolore, è andato tutto bene, siete sani, perché ‘fissarsi’ su certi ‘dettagli’?
Le donne che accompagno nei corsi Il Parto Positivo sanno bene quanto sia importante prepararsi e lavorare per il proprio piano di parto, ma anche essere pronte a lasciarlo andare, non affezionarsi troppo al ‘progetto’ ed essere consapevoli che la nascita porta con sé molti cambi di vento!

Quello che distingue un evento traumatico, subito e violento è la sua comprensibilità.

Dal racconto di questa mamma emerge che lei ad un certo punto ‘non abbia più capito’, e nemmeno il suo compagno sa darle spiegazioni, ancora adesso si stanno chiedendo il perché di certe pratiche e manovre.

È questa la violenza ostetrica. 

Operare su un corpo interventi che siano più o meno urgenti senza spiegarne il motivo, senza che la donna possa comprenderne il significato, senza che le sia stato chiesto il permesso… Anche in situazioni di emergenza è sempre possibile spiegare il perché, permettere alla donna di chiedere se non ci sono alternative, se non si può aspettare, se non si può provare un’altra strada.
È a quel punto che la donna, a cui è stato spiegato il motivo per cui si suggeriscono certe manovre , a cui in qualche modo è stato chiesto il permesso di procedere  non vive quell’esperienza come un qualcosa che ha subito, come un trauma, come una violenza, ma la vive come quella necessità che ha permesso l’incontro. Sembra poco? No non lo è.

Tutte le ricerche sul trauma e sulla resilienza ci dicono proprio quanto sia importante la ‘comprensione’ dell’evento.
Se una donna a distanza di tempo ancora non ha compreso perché il suo corpo è stato tagliato questa donna ha subito violenza.  E mi spiace se queste parole possono smuovere qualche nostra lettrice, ma le cose vanno chiamate col loro nome.

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Cosa dice la nostra Ostetrica

SUSANNA SANDRELLI

Da ostetrica e da donna, il racconto di questa mamma mi colpisce già dalle prime sue parole: la sua gravidanza viene definita a rischio, ma nonostante tutto la sua forza, determinazione e la sua consapevolezza la portano a vivere una gravidanza serena, a rafforzare la sua consapevolezza e ad ascoltare sé stessa e il proprio bambino, e a scoprire che di rischio in questa gravidanza c’è ben poco. 

In gravidanza vengono poi rafforzate le sue risorse in un’ottica di “salute”, la mamma si sente sicura e protetta, ha fiducia in sé stessa e nelle proprie capacità di affrontare l’evento nascita. 

Però poi i suoi desideri, le sue aspettative, vengono azzerate, come definisce lei stessa, nel momento della nascita. 

Come è già stato discusso ampiamente da Barbara e da Chiara, la non comprensione degli eventi da parte della mamma sottintende che non le è stata data la possibilità di scelta, e la mancanza di spiegazione degli operatori sanitari del motivo di determinate loro scelte. In quanto ostetrica che ha lavorato in più ambiti posso affermare che c’è sempre spazio, anche nell’urgenza, per una scelta informata, per la spiegazione degli eventi, e per una parola gentile e di conforto. 

Questo ha portato ad una mancata rielaborazione del proprio vissuto, che lascia ancora a questa donna delle ferite aperte, brucianti. 

Ogni professionista di True story Mam esprime il proprio punto di vista, ma la coppia mamma-bambino è unica. Mamme fate le giuste considerazioni, non siete mai inadeguate.

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