L’ARRIVO DI UN SECONDO FIGLIO
Come gestire un nuovo arrivo in famiglia con un primo figlio di 2-3 anni?
TE NE PARLA
MAM TO MAM
Esperienza di Mamma
SONO INCINTA (DI NUOVO)
Test di gravidanza: positivo!
Evvaiiiiiiiiiiiiii! Quello che stavo cercando è arrivato. Poi alzo gli occhi e vedo davanti a me una bimba di 13 mesi, la mia prima figlia, che presto avrà un fratellino.
Diciamo… è un sorriso diverso dall’esito positivo del test della mia prima gravidanza. Un sorriso meno ingenuo, più consapevole, meno accentuato. Un po’ così e così.
Il dubbio più grande: ce la farò? Si! ce la farò perché in un modo o nell’altro ce la facciamo sempre.
RICORDATI CHE SEI INCINTA
Durante la seconda gravidanza è difficile ricordarsi di essere incinta, se si ha vicino un primo figlio di età inferiore ai 2-3 anni.
Abbiamo tutta l’energia ancora su qualcun altro. Iniziamo a toccarci la pancia e ad immaginare più tardi.
L’attaccamento prenatale arriva dopo. È normale.
Per approfondire l’argomento leggi l’articolo ‘Bonding Prenatale‘
È importante che ad un certo punto si realizzi che c’è una creatura dentro di noi che sta crescendo, e che stiamo compiendo un nuovo miracolo della vita.
E SE STAI ANCORA ALLATTANDO?
Commento di Susanna Sandrelli – Ostetrica
Posso continuare ad allattare se scopro di aspettare un bambino? La risposta è sì.
È assolutamente sicuro allattare in gravidanza, non c’è un aumentato rischio di aborto né di parto prematuro e se la mamma è in buone condizioni di salute, non ci sono aumentati rischi di malnutrizione.
Tuttavia va sottolineato che in presenza di alcuni fattori di rischio quali precedenti parti pretermine, gravidanza gemellare o altri fattori che esulano da una gravidanza fisiologica è molto importante contattare un esperto che sappia indirizzare la donna verso una scelta appropriata che rispetti le proprie scelte e le esigenze del suo bambino.
Una mamma che prende in considerazione l’allattamento in gravidanza (chiamato anche co-allattamento o allattamento in tandem) deve essere supportata e aiutata a reperire più informazioni possibili, ad esempio tramite il sito della Leche League, oppure affidarsi ad un professionista dell’allattamento. È utile anche confrontarsi con altre mamme che hanno vissuto un’esperienza simile ricordando che non c’è una risposta assoluta a queste situazioni ma è importante che la mamma si senta libera di scegliere la cosa migliore per sé e la sua famiglia.
Per approfondire l’argomento leggi l’articolo ‘Allattamento e gravidanza’
Un rischio per la mamma: il Citomegalovirus
Commento di Susanna Sandrelli – Ostetrica
Il Citomegalovirus è di per sé un virus piuttosto innocuo che provoca una malattia di lieve entità, nella maggioranza dei casi asintomatica, ma se contratto in gravidanza può attraversare la placenta e arrivare al feto, provocando a volte delle conseguenze sul bambino.
È bene ricordare che il virus non passa sempre al bambino e se anche questo accade, non è detto che ci siano delle conseguenze.
Il virus si passa per contatto diretto e il contagio è più frequente nei bambini piccoli che frequentano asili nido e scuole dell’infanzia.
Perciò che fare in gravidanza? E soprattutto come prevenire il contagio soprattutto se ho un altro figlio piccolo in casa?
È possibile limitare il rischio con degli accorgimenti ma non sempre danno l’assoluta certezza di non contrarre il virus, soprattutto perché non sempre sono attuabili!
Infatti occorre fare attenzione all’igiene delle mani dopo il cambio pannolini e dopo aver pulito naso e bocca dei bambini (soprattutto per chi svolge attività professionali a stretto contatto con i bambini). Inoltre il contagio si riduce evitando di baciare sulla bocca i bambini al di sotto dei 5-6 anni, ed evitando di condividere piccoli oggetti come posate, bicchieri, spazzolini, cibo e bevande. Sappiamo benissimo però che questa è la parte più difficile (soprattutto se il nostro figlio/a presenta una qualche forma influenzale, sarà normale che vorrà stare più a contatto con la propria mamma!): come sempre in questi casi c’è il giusto compromesso fra il nostro benessere, quello dei nostri bambini e quello che sentiamo più giusto per noi.
IL NUOVO ARRIVO E IL SENSO DI COLPA
Nell’immediato post parto ho provato dei forti sensi di colpa nei confronti della mia prima figlia. Sentivo di trascurarla e non dedicarle alcuna attenzione.
Avevo un neonato tra le braccia che occupava molto tempo.
Fino ad un anno di vita della mia prima figlia sono stata – si puo dire – una mamma monoparentale. Per questo motivo, credo, di aver sentito un forte distacco da lei, quando è arrivato il secondo bambino.
Commento di Elena Bertino – Psicoterapeuta
Se con la prima gravidanza occorre fare spazio ad un terzo nella coppia, con la seconda, terza o quante se ne desiderano, lo spazio fisico e mentale si dilata. Questo non significa sottrarre tempo ed energie a chi è già presente, quanto più cercare di “aggiungere un posto a tavola”. Questo “posto”, è un posto in più, che non va a “detronizzare” gli altri, ma ad accogliere, ad integrare e ad abbracciare un nuovo membro della famiglia: nuovo per la mamma, per il papà e anche per i fratelli.
Un neonato chiede cure e attenzioni differenti dai fratelli maggiori, ma non per questo più o meno importanti. Occorre saperci riconoscere ancora una volta nel nostro ruolo genitoriale, ricordandoci come siamo stati con i figli precedenti, ma al tempo stesso concedendoci di sperimentare anche qualcosa di nuovo e sicuramente unico. Gli equilibri famigliari sono in continua evoluzione e ristrutturazione; mantenere un atteggiamento di apertura e curiosità verso tutti i membri, può stimolare lo stesso tipo di approccio anche da parte dei nostri figli. Non c’è colpa nel vivere emozioni differenti, se per differente intendiamo qualcosa di unico e peculiare, di noi stessi e di chi ci apprestiamo ad accogliere nel nuovo spazio di relazione.
COME BILANCIARE LE ENERGIE
Abbiamo giornate di 24h, che con l’arrivo di un nuovo figlio saranno da bilanciare tra: neonato, noi stesse, altro figlio, marito e per alcune il lavoro.
Andiamo per priorità.
Non diamo soluzioni, ognuna di noi ha priorità diverse, rispettiamoci. Non dimentichiamoci che siamo qualcos’altro, oltre all’essere madri e compagne di vita.
Difficilissimo da realizzare, per me (personalmente) spesso impossibile. Inizio a riprendere la mia vita in mano in questi giorni…. e il secondo arrivato ha 8 mesi. Ma questa sono io.
Quindi se riuscite e se lo desiderate, iniziate a prepararvi a delegare o dare priorità includendo voi stesse.
Noi, non veniamo sempre dopo i figli!
IL PAPA’
Dentro di me sentivo che il nuovo arrivato non era visto.
Le energie del papà erano al 100% accentrate sulla prima figlia.
È normale!
Le mie energie erano tutte sul neonato quindi la piccola primogenita aveva bisogno di un papà full time.
Come risolvere questa sensazione di malessere che sentivo?
Dipende tutto da voi.
Chiedete ai papà di prendersi cura del nuovo arrivato: un cambio pannolino, un bagnetto, delle coccole. In questo mi sento di aver sbagliato, mi sono presa sempre cura del nuovo arrivato nei primi mesi. Era ed è un bimbo tranquillo e per questo non ho mai sentito bisogno di chiedere aiuto e sono stata una mamma “totalizzante”.
Commento di Chiara Del Giudice – Psicoterapeuta
Questa mamma nelle righe precedenti parla di malessere, di aver sbagliato a essere totalizzante, di non aver sentito il bisogno di domandare aiuto e propone di chiedere al papà di prendersi cura del nuovo arrivato.
Trovo molto significativo questo passaggio perché evidenzia una questione spesso portata in seduta in concomitanza di un* second* figli*, quando le richieste aumentano ma le energie e il tempo da dedicare a tutto…purtroppo no. Mi riferisco alla divisione del carico familiare, sia fisico che mentale.
L’esperienza della genitorialità (di qualsiasi figli*) è di per sé totalizzante, soprattutto all’inizio, perché ad essere totale è il bisogno di cura del* piccol* sotto ogni aspetto.
Questo impegno di cura, proprio perché fondamentale, non deve essere responsabilità di un’unica persona sia nel caso che essa stessa si arroghi questo compito (il famoso “faccio io che faccio meglio“) sia che sia l’altr* a delegare (“fai tu che sai“), e sia nel caso in cui ci siano entrambe le componenti che creano un circolo vizioso.
Prima o poi, tale sbilanciamento porta malessere al di là delle forme peculiari con cui si esprime in ciascuna famiglia.
Mi rivolgo distintamente alle mamme e ai papà perché culturalmente sono due ruoli legati a molti stereotipi. Ci siamo cresciuti tutt*, chi più chi meno e fanno parte di noi. Conoscere quanto influenzano il nostro sentire ed agire è fondamentale per poterli ridimensionare e metterli sempre più da parte.
Alle mamme: non chiedete, dite.
Non è un aiuto da chiedere, è un richiamo alle responsabilità dell’altro.
Apritevi, parlate di come state. Della vostra fatica. Del senso di inadeguatezza, di frustrazione.
Ascoltatevi e ascoltate chi condivide con voi, chi vuole esserci con voi.
Non dovete fare tutto.
Non sapete fare tutto.
E va benissimo così.
Ai papà: potete dare cura. I/le vostr* figl* hanno bisogno di voi, come della loro mamma.
Non scappate. Apritevi, parlate di come state. Della vostra fatica. Del senso di inadeguatezza, di esclusione, di frustrazione.
“Io il bagnetto lo faccio così!”
“Secondo me così dorme meglio”.
Sperimentate, sbagliate e imparate, esattamente come tutt*.
Ascoltatevi e ascoltate chi condivide con voi e chi vuole esserci con voi.
Impariamo a conoscerci. In particolare, capiamo quando fermarci prima di non farcela più, prima di perderci qualcosa di importante come la quotidianità con * nostr* figl*.
A volte viene naturale, altre volte bisogna starci un pò più attent*, e altre ancora non ci riusciamo e sarà per la prossima occasione…ma è davvero importante per la serenità di tutti i componenti della famiglia!
Per approfondire l’argomento leggi l’articolo ‘Papà, non mammo‘
Quando iniziano ad interagire?
Nella mia esperienza personale direi dai 6 mesi di vita del secondo figlio.
Nonostante questo la primogenita ha sempre cercato di occuparsene. Gli portava un doudou o un ciuccio quando lo sentiva piangere.
Una cosa particolare mi è stata raccontata dagli altri però: quando io non ci sono, la sorella maggiore prende il mio posto. Lo coccola, lo fa ridere, gli da i bacini, e aiuta il papà se André piange.
Commento di Chiara Del Giudice – Psicoterapeuta
Per una questione di età e sviluppo, le prime interazioni tra fratelli/sorelle sono da parte del* primogenit*.
È importante parlargli/le del* piccol* che nascerà, permettendo che tocchi la pancia ad esempio e che chieda cosa l* incuriosisce.
Ci sono molti albi illustrati che possono aiutare i genitori a introdurre e trattare l’argomento, a seconda dell’età del* bimb*.
Una volta nat*, accogliere le emozioni contrastanti che una nascita comporta vale sia per i genitori che per i/le figli*, ricordando che gli equilibri di tutti subiscono importanti modifiche.
A volte osservare e scoprire quest* nuov* componente della famiglia e cosa fanno i genitori con l*i potrebbero essere attività interessanti, ma anche frustranti ad esempio perché “l* fratellino/sorellina non gioca con me!!!” e tiene molto impegnati mamma e papà!
Nelle interazioni tra fratelli/sorelle, è necessario dare fiducia al/alla figli* più grande senza dimenticarsi che comunque è figli*, al di là di quanti anni si lascia con il/la nuov* nat*.
Le interazioni vanno supervisionate da un adulto, in modo da trasmettere fiducia lasciando toccare e guardare e dall’altro tutelare la sicurezza, spiegando che bisogna fare attenzione, mostrando cosa vuol dire accarezzare piano ad esempio e rispettare il corpo e i tempi altrui.
I/le bimb* sono bimb* e non possono né devono avere la responsabilità dell’integrità di un* cucciol*!
Il resto è ancora da scoprire
Arrivo fino a qui.
Il secondo ha 8 mesi e la prima 2 anni e mezzo. Come interagiranno tra di loro nei prossimi anni e come cambieranno le relazioni all’interno della famiglia non lo so.
Non so nemmeno se ci sono degli schemi o se è sempre diverso. Fra un anno racconterò cosa succede. Nel frattempo stiamo lasciando molto spazio ai nonni, che prima non c’erano quasi mai. Siamo in pieno trasloco proprio per questo motivo: priorità agli affetti. Cambieranno casa e scuola, ci sarà un inserimento al nido e tante persone nuove vicino a noi.
Un nuovo viaggio in famiglia inizia.
Cosa dice la Mam to Mam
ESPERIENZA DI MAMMA
La cosa che accomuna un pò tutte le mamme è vedere immediatamente grandissimo il primo figlio, non importa se ha solo 1 anno 2 o di più, a confronto del nuovo arrivo sembra un gigante, la fatica più grande secondo me è ricordarsi che il figlio grande, qualsiasi età abbia, è ancora piccolo, ancora bisognoso di noi. Le attenzioni con il secondo bambino vanno divise, dicono, e come scritto il senso di colpa prevale spesso. A me piace pensare più alla moltiplicazione che alla divisione, la divisione toglie la moltiplicazione aggiunge. Quando nasce un bambino le attenzioni di mamma e papà si moltiplicano e così il loro amore. Non abbiate paura di non riuscire ad amare il secondo come il primo, è spesso una paura infondata! I figli si amano tutti, ognuno è diverso ma l’amore di un genitore sarà comunque immenso.