PERCHÉ SI GIOCA CON LA CASA DELLE BAMBOLE?

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La loro evoluzione e il loro ruolo nello sviluppo del bambino.

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TE NE PARLA

SOFIA PEDRANA

Consulente Montessori

La scorsa estate ho passato qualche mese in Italia. Quando torno a Torino, dormire nella vecchia stanza in cui sono cresciuta fa sempre un po’ effetto. Questa volta sono stata particolarmente colpita da alcuni giochi che avevo da piccola – alcuni dei quali ho tenuto per mia nipote – e il confronto con quelli che utilizzo con i miei bimbi dell’asilo è stato inevitabile.

CRESCERE CON LA CASA DELLE BAMBOLE

In una scuola montessoriana, tra i vari giochi c’è’ solitamente una casa delle bambole per bimbi dai quattro anni in su. (Vorrei precisare che per casa per bambole intendo una qualsiasi casa in miniatura con pupazzi, utilizzata sia da maschi che femmine). La si utilizza per promuovere il gioco di ruolo e per osservare alcuni aspetti dello sviluppo del bambino, tra cui quello linguistico. La struttura narrativa che il bimbo utilizza per giocare con le bambole può infatti risultare molto complessa tramite l’utilizzo di preposizioni o tempi verbali per esempio, o alquanto limitata. Inoltre, il tipo di relazioni che il bimbo stabilisce tra i vari pupazzi è spesso indicativo del suo sviluppo sociale ed emotivo. I pupazzi possono rappresentare familiari o persone presenti nella vita del bimbo, rivelando tensioni, relazioni e conflitti esistenti. 

Pensando alle case per bambole esistenti sul mercato, mi sono chiesta se rappresentassero davvero il mondo nel quale vivono i bimbi nel 2020. 

L’EVOLUZIONE NEL TEMPO

Il primo modello che ho preso in considerazione è la tipica casa per bambole che ha definito gli standard per i decenni successivi, quella classica vittoriana – per quanto questo tipo di oggetto esistesse già almeno dal seicento in tutta Europa. Veniva solitamente regalata a bambine provenienti da famiglia abbienti. Porcellane in miniatura completavano l’arredamento, insieme a ricami e quadretti. In genere, questo è il tipo di gioco che si trova negli asili, spesso anche in quelli montessoriani. 

IL MODELLO NORDICO

Il secondo e terzo modello sono invece di Scandiborn and Ikea. Per quanto siano entrambe disegni più’ essenziali, entrambe queste case hanno vari piani e grosse stanze da decorare. Si tratta comunque di case certamente più compatte, forse più simili ai nostri standard moderni. Per quanto manchino le scale interne e le facciate, si tratta nonostante tutto di giochi che permettono il gioco di ruolo e lo sviluppo di alcuni facoltà così come descritto in precedenza. 

RISPECCHIANO LE CASE ATTUALI?

Durante le mie ricerche su come si sono evolute le case per le bambole negli anni, mi sono resa conto che è stato fatto molto poco affinché rispecchino le vere condizioni di vita contemporanee. Basti pensare a quante famiglie vivono davvero in case con più piani, o con ambienti separati per il salotto e la cucina. Mi chiedo dunque se le case per le bambole non promuovano, seppur inconsciamente, degli standard abitativi irrealistici. Esistono studi a riguardo? Non sono riuscita a trovare molto, e certamente mi è stato impossibile trovare delle case a forma di appartamento, per così dire. D’altronde, potrebbe essere una questione di semiotica. Per intenderci: un bimbo saprebbe riconoscere come ‘casa’ una forma semplice fatta di un solo spazio cubico, senza tetto né camino?

LA SEMPLIFICAZIONE DEL DESIGN: VANTAGGI E SVANTAGGI

L’unico esempio che mi soddisfa a riguardo è un gioco prodotto da CLiCQUES. L’azienda produce dei pupazzetti di legno che vengono venduti in una  casetta di  9 x 6.5 x 13.5 cm, consistente in due mura, un pavimento e un tetto. All’interno si possono poi alternare degli sfondi di cartone che rappresentano la camera da letto, il salotto o altri spazi abitativi. 

Pur riuscendo a semplificare al massimo il concetto di casa, penso che sia naturale chiedersi quanto questo modellino possa essere d’aiuto ai bambini nel loro sviluppo. Semplificando il disegno, non rischiamo di semplificare anche le capacità cognitive e verbali del bambino? Dobbiamo forse dunque ritornare al modello di casa vittoriana? 

Forse, l’alternativa corretta sarebbe quella che somiglia ad un condominio fatto di piccoli appartamenti con spazi comuni. Chissà se qualcuno ci sta già pensando. 

N

Cosa dice la Neuropsicomotricista

LAURA UGEL

Le case per le bambole permettono al bambino di effettuare il gioco simbolico, riportando eventi di vita quotidiana, usando la componente immaginativa per inventare storie, e proiettando i propri vissuti emotivi così da poterli elaborare. In effetti le case delle bambole di una volta, si discostano ormai dalla realtà attuale dei nostri bambini, e quindi corretto l’interrogativo di questo articolo se pensiamo che il gioco debba sempre e comunque rappresentare la realtà. È anche vero però che i bambini riproducono la realtà, progrediscono nel linguaggio e negli apprendimenti anche con materiale molto povero poiché la componente principale nel gioco simbolico è proprio quella immaginativa. 

P

Cosa dice la Psicoterapeuta

ELENA BERTINO

La casa delle bambole è uno strumento utilizzato anche nei percorsi di sostegno psicologico e genitoriale poiché fornisce informazioni preziose sulla gestione degli spazi domestici e relazionali dei bambini. All’interno della casa, i più piccoli riproducono le dinamiche che si trovano ad osservare ed esperire nel proprio contesto domestico. Indici importanti da tenere in considerazione sono: la presenza di determinati personaggi, le dinamiche relazionali che intercorrono tra loro, come essi occupano e sfruttano gli spazi, la collocazione del protagonista nelle scene messe in atto in rapporto agli altri presenti e coinvolti e in rapporto alla spazio. Con il gioco della casa delle bambole i più piccoli ci raccontano la propria e personale visione dei fatti, degli spazi e degli affetti; è un gioco di narrazione e condivisione.

Ogni professionista di True story Mam esprime il proprio punto di vista, ma la coppia mamma-bambino è unica. Mamme fate le giuste considerazioni, non siete mai inadeguate.

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